Il piccolo miracolo di un risveglio

1:26 PM Unknown 0 Comments

(La notte- 1961)
Scorre lento il film, non ha bisogno di trama eccezionalmente coinvolgente; necessita solo dei suoi personaggi, dei loro silenzi, di uno scorrere mite di avvenimenti che non risaltano per la loro particolarità ma quanto per esaltare gli animi quasi afflitti dei due personaggi in uno scemare d'amore e di attenzioni che solo alla fine i due coniugi cercheranno di confessare l'uno all'altro. 
Triste, rassegnato amore che riprende anima nell'ultima scena con una lettera, una delle più belle che abbia mai potuto ascoltare, forse l'unica che vorrei sentirmi dedicare.
 

E Così Lidia (Jeanne Moreau) e Giovanni (Marcello Mastroianni) nel film di Michelangelo Antonioni "la Notte" del 1961 concludono:

Lidia: "Se stasera ho voglia di morire è perchè non ti amo più. Sono disperata per questo.vorrei essere già vecchia, per averti dedicato tutta la vita. Vorrei non esistere più,perchè non posso più amarti."
Giovanni: "Se tu dici questo,che vorresti essere già morta vuol dire che mi vuoi ancora bene."
Lidia: "No, è soltanto pietà."
Giovanni: "Non mi sono reso conto di niente, ho buttato via la mia vita come uno stupido. Prendendo senza dare o senza dare abbastanza."

La scena segue nel silenzio, Lidia apre con le mani tremanti una vecchia lettera accartocciata, e legge:

"Stamane tu dormivi ancora quando mi sono svegliato. A poco a poco uscendo dal sonno, ho sentito il tuo respiro leggero e attraverso i capelli che ti nascondevano il viso ho visto i tuoi occhi chiusi. Ho sentito la commozione che mi saliva dalla gola e avevo voglia di gridare e svegliarti perché la tua stanchezza era troppo profonda e mortale. Nella penombra la pelle della tue braccia e della tua gola era viva e io la sentivo tiepida e asciutta: volevo passarvi sopra le labbra ma il pensiero di poter turbare il tuo sonno e di averti ancora sveglia fra le mia braccia mi tratteneva. Preferivo averti così come una cosa che nessuno poteva togliermi perché ero il solo a possederla, una tua immagine per sempre. Oltre il tuo volto vedevo qualcosa di più puro, di più profondo in cui mi specchiavo: vedevo te in una dimensione che comprendeva tutto il mio tempo da vivere, tutti gli anni futuri e tutti quelli che ho vissuto prima di conoscerti, ma già preparato a incontrarti. Questo era il piccolo miracolo di un risveglio: sentire per la prima volta che mi appartenevi non solo in quel momento e che la notte si prolungava per sempre accanto a te, nel caldo del tuo sangue, dei tuoi pensieri, della tua volontà che si confondeva con la mai. Per un attimo ho capito quanto ti amavo, Lidia; è stata una sensazione così intensa che ne ho avuto gli occhi pieni di lacrime: era perché pensavo che questo non dovrebbe mai finire, che tutta la nostra vita doveva essere come il risveglio di stamane. Sentirti non mia, ma addirittura parte di me, una cosa che respira e che niente potrà distruggere se non la torbida indifferenza di un'abitudine, che vedo come l'unica minaccia. E poi ti sei svegliata e sorridendo ancora nel sonno mi hai baciato e ho sentito che non dovevo temere niente, che noi saremo sempre come in quel momento: uniti da qualcosa che è più forte del tempo e dell'abitudine."

Giovann
i: "di chi è questa lettera?"
Lidia: "è tua."


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